Barack liquida la guerra globale al terrorismo
Il Giornale, 15 novembre 2009
SVOLTA Da Guantanamo all’Iran un filo conduttore nelle sue scelte: la fine del compito morale degli Usa
Più di tutte le critiche di carattere giuridico alla decisione di processare a New York i terroristi islamici responsabili dell’attacco alle Twin Towers, un’autentica sirena d’allarme suona, per chi ricorda le immagini dell’eroismo coperto di cenere e sangue dei vigili del fuoco che persero 343 uomini, nella presa di posizione di Steve Cassidy, presidente dell’associazione dei pompieri di New York: «È un terribile errore», dice e spiega che New York è sempre stata il numero uno degli obiettivi dei terroristi, e adesso sarà segnata da un ulteriore marchio. Cassidy dice che la discussione sarà infinita, con corsi, ricorsi, deduzioni e controdeduzioni, che per anni risulterà in misure di sicurezza insopportabili per i newyorkesi, e che susciterà altri terribili attacchi dopo quello che fece 2973 morti.
Di fatto la decisione garantista e all’apparenza legislativamente neutrale sostituirà il leit motiv newyorkese del pianto delle famiglie delle vittime con la discussione sulla legalità dei trattamenti a Guantanamo. E contiene un messaggio tipico dell’amministrazione Obama. È la desublimazione dell’eccellenza americana, il declino di un compito morale, per altro messo in discussione da Obama stesso ormai almeno una decina di volte quando ha accusato gli Usa di aver usurpato beni altrui e maltrattato popolazioni di culture diverse, di essere stati arroganti con l’Islam: l’idea di un processo civile contro gli autori di una strage di civili (che però in una guerra asimmetrica è a tutti gli effetti militare anche secondo gli assassini) è formalmente corretto, ma è una rinuncia a una delle più importanti primogeniture americane, quello della guerra mondiale al terrorismo. La scelta di rinunciare a un ruolo speciale degli Usa trasformando la guerra al terrorismo in un processo civile come succederà a New York, o politico come succede con l’Iran, ma anche con gli Hezbollah, o Hamas, o la Siria è un errore continuo della presidenza Obama.
Di fronte all’attentato di Fort Hood, Obama ha ripetuto di trovare la vicenda «incomprensibile» come se non sapesse che c’è un grande estremismo islamico antiamericano, omicida. Obama ha abbandonato l’idea di avere talora, come americano, indiscutibili ragioni, e di dover perseguire scopi inconciliabili con chi aggredisce il suo mondo. Questo crea pasticci indistricabili. Gli esempi sono abbondanti: l’irrobustirsi a causa della incertezza americana dell’Iran e della Siria (che dopo aver armato fino ai denti Hezbollah e Hamas viene accreditata come interlocutore di pace) ha portato all’indebolimento dei paesi arabi moderati tradizionali alleati degli Usa come Egitto e Arabia Saudita. Gli Hezbollah sono rientrati nel governo libanese, e lungi dal festeggiare l’evento con toni moderati, si dedicano a minacce quotidiane ferocissime contro Israele. Le loro terribili armi vengono dispiegate o utilizzate nonostante la volenterosa presenza dell’UNIFIL. Carichi di centinaia di tonnellate di missili e altre armi, come quelle recentemente scoperte da Israele su una nave nel Mediterraneo, viaggiano dall’Iran ai loro alleati promettendo uno scenario di guerra, e non di pace come vorrebbe Obama.
Sulla scena del conflitto israelo-palestinese, il disastro è grande: dopo aver convinto Netanyahu a dichiarare la propria disponibilità alla soluzione di due Stati per due popoli, Obama non ha ottenuto niente dal mondo arabo, e le prossime elezioni imposte ai palestinesi hanno messo nei guai Abu Mazen, che minacciato da Hamas invece di avvicinarsi al tavolo delle trattative prende posizioni sempre più dure mentre minaccia il ritiro.
La Turchia, intanto, non sentendo più la pressione morale degli Usa, si abbandona nelle braccia dell’Iran; l’Afghanistan registra ogni giorno incertezze e insuccessi; l’Iraq sente che gli Usa rapidamente svaniscono all’orizzonte, senza nessuna voglia di ricordare i sacrifici, di rivendicare i successi pure ottenuti contro il regime di Saddam Hussein. Per non parlare del rapporto con la Russia, che avendola avuta vinta sullo scudo polacco e ceco, si vede padrona di uno spazio strategico che include l’Ucraina e la Georgia. L’odierna difficoltà strategica americana sembra avere a che fare con la scarsa fiducia di Obama nella specialità, nell’eccellenza americana contro ciò che è violento e ingiusto. La rinuncia a difendere il Tibet incontrando il Dalai Lama, la messa in un canto del tema dei diritti umani e della libertà come se gli Usa non avessero voce in capitolo, sta alla base dei problemi di Obama. L’America non esiste senza l’orgoglio della sua eccellenza liberatrice.
Cara Fiamma, mi dispiace che Obama si trovi in così grosse difficoltà, per una strage, che non sappia come gestire la faccenda. Quello che ci descrivi é molto inquietante, spero che Obama possa in qualche modo risolversi.E però, questo dipende solo da lui.Grazie, Ilaria.
Marcello , Ravenna/Italy
di un pazzo isolato- già un pazzo isolato mica tanto visto che non era poi così "isolato".... e poi è stato ignorato per non essere tacciati di "razzismo", all'interno proprio del corpo di difesa, del loro paese. obama non si sa spiegare come può essere possibile? allora ha capito ben poco della minaccia che li sovrasta... e giudicare "civilmente" quei barbari che hanno fatto peggio di un'azione di guerra lo trovo tristemente sulla stessa MIOPIA congenita.saluti
Sandra Citi , Ginevra
Il massacro di Fort Hood è stato opera di un pazzo isolato, che ha agito da solo. Invocare il complotto islamico non solo è inutile e controproducente (motiva altri pazzi del genere), ma sarebbe come dire che gli integralisti cristiani che vanno a uccidere i medici abortisti fanno parte di un complotto cristiano. Obama sta perseguendo una politica diversa dai suoi predecessori, i quali non hanno certo ottenuto grandi risultati nella risoluzione del conflitto israelo-palestinese. Aspettiamo prima di giudicare la politica di Obama del tutto inefficace.
stefano , usa
Io ho sempre votato democratico, ma penso che lo non faro` piu`. Sembra che il bonismo sia arrivato anche qui!Qui nessuno osa definire quello che e` successo a Fort Hood come il piu` grave attaentato terroristico islamico dopo l` 11 settembre. E fare un processo civile per crimini di guerra per l` attentato alle torri gemelle!??Roba da pazzi !!!Mi sembra che il bonismo offuschi la ragione, mentre i popoli di Tibet e Iran continuano a soffrire e il mondo occidentale gioca a fare Chamberlain con il regime iraniano
Adriano , Falconara (ANCONA)
Gent.le On.le Fiamma, di questo passo anche Bin Laden lo processeranno a Oslo, sede del premio NOBEL.Che vuole che sia un processo nel posto dove sono morti innocenti?E' come fare un processo al nazismo nel campo di concentramento polacco.La saluto tanto non risolvo io il problema dell'America e men che meno quello del terrorismo che sta a casa nostra.Adriano Romaldi
Giorgio , Bologna
Il problema per gli americani non è Obama, semplicemente hanno finito i soldi e i cinesi hanno detto che non vogliono che altri se ne stampino. Obama ha due strade per mantenere la presenza planetaria americana: tassare gli americani oppure non tassare ma accettare che gli USA non sono più gli unici al mondo.
Aurelio , Milano
Forse è anche giusto che, progressivamente, gli USA abbandonino il ruolo di "poliziotti del mondo", che non nasce da una procedura giuridica e politica appropriata.Però questo non può essere fatto prima che nasca e si consolidi una convincente struttura alternativa, meglio costruita di quel gran pasticcio dell'ONU, e che garantisca sicurezza agli Stati più esposti ai pericoli.
daniele Gandini , Genova
E' evidente la gravità per tutta l'Europa occidentale di quanto la nostra parlamentare ha scritto. Putin si sente "forte" nei confronti di paesi che pensano di aver ottenuto l'indipendenza e che cercano di costruirsi un proprio mondo quali l'Ucraina e la Georgia.Per il momento, fin tanto che il gasdotto che transita attraverso l'Ucraina verso le nostre case è l'unica via possibile di esportazione del gas russo, l'Ucraina può conservare tranquillamente la sua indipendenza. ma quando noi avremo costruito l'altro gasdotto, quello che attraversa il Mar nero, cosa ne sarà dell'indipendenza dell'Ucraina ?