Fiamma Nirenstein Blog

Auguri a Bernard Lewis lo studioso centenario che ha spiegato l'islam

martedì 31 maggio 2016 Il Giornale 1 commento

Il Giornale, 31 maggio 2016

Un 90esimo compleanno molto allegro esattamente dieci anni fa. Arrivammo a Filadelfia da tanti diversi posti. Ci accolse Bouncy Churchill, elegante ed energica, grande viaggiatrice, oggi accanto a lui mentre compie 100 anni il 31 di maggio: è il più grande storico del Medio Oriente, il professor Bernard Lewis. British come il suo rigoroso accento, come la sua giacca di tweed, come i suoi modi riservati, Bernard preferisce un compleanno più quieto. Ma allora andammo in tanti, e per due giorni, persino con una maglietta colorata con la foto del suo volto serio, siamo rimasti stretti gli uni agli altri: Occidente e Oriente, le tre religioni, rappresentavamo almeno l'assetto contemporaneo dell'universo dell'uomo che per primo e più di tutti ha avuto il coraggio sia di amare l'Islam e di considerarlo parte essenziale degli studi umanistici occidentali, sia di individuarne la terribile pericolosità. Già aveva parlato ancora giovanissimo dello "scontro di civiltà", già nel gennaio del ‘76 scriveva su Commentary: "L'Islam dalle sue origini è una religione di potere, e nel mondo musulmano è giusto e che il potere sia gestito da musulmani, e dai musulmani soltanto. Gli altri possono ricevere la tolleranza, persino la benevolenza dello Stato musulmano, a patto che ne riconoscano la supremazia. Che i musulmani debbano governare i non musulmani è giusto e morale, che i non musulmani governino dei musulmani è un'offesa contro le leggi di Dio. L'Islam non è una religione nel limitato senso occidentale, ma una comunità, una fedeltà,un modo di vivere...".

A quello che fu the Bellevue Stratford Hotel, che ospitò l'ultimo Zar, Nicola, abbiamo discusso nelle boiserie di legno per un'intera giornata sulla crisi dell'Occidente: c'erano tailleur e veli, cravatte e turbanti. Non c'era approvazione né animosità nel discutere, ma una specie di ineluttabilità scientifica eppure affettuosa della realtà incandescente, no, il vaccino, non esiste, e sempre però sussiste una speranza di miglioramento, in Bernard, tipica dell'orgoglio Britannico un po’ onnisciente, e poi della grande società americana democratica che lo aveva accolto e che lui ama.

Apertura, letture innumerevoli, viaggi in aereo (anche sull'elicottero presidenziale americano) e sul cammello, da giovane ufficiale di Sua Maestà, conoscenza di tutte le lingue mediorientali con accento accurato e persino esibito: così aveva potuto prevedere l'avvento del mostruoso regime di Khomeini (naturalmente conosceva benissimo il farsi) quando tutti incensavano la rivoluzione iraniana, e poi la trasformazione in guerra senza quartiere della dichiarazione di guerra di Bin Laden contro "crociati ed ebrei". Noi sappiamo che Bernard ci può sempre spiegare una cosa in più, qualcosa che non ti aspetti. I colloqui possono essere corali o uno a uno, Bernard non si rifiuta mai di parlare di rispondere alle domande. A me, Fiamma, mi ha gratificato di mille racconti sul lungomare di Tel Aviv, spiegando, ragionando. A me, Harold Rhode a Washington e a Filadelfia, puntando sempre sul suo punto focale: la cultura islamica chiave della comprensione del mondo orientale.

Così, quell'anno venimmo tutti insieme a Filadelfia e prevedemmo l'addensarsi della tempesta... E vi dedicammo alcune cene e una conferenza di una giornata. C'era il vicepresidente Dick Cheney, che venne apposta per Lewis a Filadelfia, e anche Henry Kissinger, con cui Bernard spesso si intratteneva in conversazioni, c'era i leader dei Sufi, sheikh Kabbani,sempre intento a trovare un contatto coi non musulmani; c'era Fouad Ajami, il grande storico libanese ormai scomparso che aveva avuto il coraggio di scrivere "The dream palace of the arabs", il palazzo dei sogni della cultura araba, un critica senza pietà della sua stessa cultura; e poi Zyab al Suwaij, irachena, presidente del congresso islamico americano, piena di sorrisi e di calore, e Ayaan Hirsi Ali, ancora molto triste, da poco rifugiata in America, ferita dalla terribile persecuzione, ma fiera. E c'eravamo noi i suoi appassionati figliocci, Harold suo allievo e, Fiamma che l'aveva incontrato nel '91 e non se ne era mai più staccata, e Aydan Kodaloglu, una incredibile business woman turca legata allora al governo turco, Ron Dermer, ora Ambasciatore di Israele negli USA, Dan Diker, analista e direttore del World Jewish Congress in Israele, Martin Kramer, storico appuntito e severo.. e tanti altri, con cui ci scusiamo perché non possiamo allungare troppo la lista, alcuni appena ragazzi.

Bernard tenne in chiusura uno dei suoi discorsi senza un appunto, concento citazioni testuali a mente, da lasciarci a bocca aperta, un discorso rotondo e perfetto che di nuovo compiva la magia di cui è sempre stato capace e di cui oggi sembra perduto lo stampo: essere "fair" e rispettoso verso l'Islam e insieme scorgerne i barbagli di furore. Un amore condiviso con chi scrive Bernard l'ha certo alimentato di anno in anno passando tre mesi in Israele in una casa con la finestra sulle onde a Tel Aviv. Appena arriva si sente felice, dice, comincia a vedere amici, gli si organizzano serate a casa con altri vecchi amici: una volta una cena a casa ha messo insieme, oltre ad altri, Teddy Kollek, il mitico sindaco di Gerusalemme, un leone amato odiato da arabi e da ebrei, e Nashashibi, anche lui antico sindaco palestinese di Gerusalemme, tutti e tre con delle meravigliose giacche di tweed di taglio inglese, tutti e tre con il bicchiere di whisky in mano prima di cena. A quella cena, o a un'altra c'era anche lo storico Benny Morris, prima che rivedesse le sue teorie sulla responsabilità della fuoruscita dei profughi arabi del '48: Benny apostrofò Bernard sostenendo che non c'erano prove che gli arabi avessero invitato i palestinesi ad andarsene per poi ritornare con loro sulla punta del fucile.

Bernard spedì Fiamma a prendere un volume nello studio di casa, le ingiunse di andare a una certa pagina, e là lesse sul viso dell'interlocutore una nota in cui si citava l'appello del Primo Ministro Iracheno Nuri al Said e quello del primo ministro siriano Haled al Azimche chiedeva ai "fratelli palestinesi" di lasciare momentaneamente le loro case. Morris tentò di reagire, ma Bernard sempre tanto cortese e disposto ad ascoltare, chiuse i battenti. Penso che Benny, uomo intelligente abbia forse tenuto in conto l'atteggiamento di Lewis nel suo famoso ripensamento.

E' inutile qui ripercorrere l'immensa bibliografia di cui tutti conoscono almeno "Il Medio Oriente", "Il Medio Oriente e l'Occidente", "Gli arabi nella storia", "Semiti e antisemiti"... Non basterebbero alcune pagine. Preferiamo ricordare di lui che è il sottile senso del suo lavoro quello che più colpisce oggi: è l'unico storico che si è basato interamente su fonti ottomane quando gli arabi chiudevano le porte agli studi occidentali e la sua esposizione è veramente globale, contro quello che pensano tanti che lo vedono come un "occidentalista" contro il "mediorentalismo" di Edward Said: Lewis, molto più grande, legge la storia del Medio Oriente, infatti, vedendo che la sfida e l'impatto occidentale sul mondo islamico sono il vero spartiacque che determinerà il futuro di tanta parte dell'umanità. Per questo "What went wrong" è un grido di dolore. Per questo la sua quieta ma costante e ripetuta predilezione per Israele è sempre stata tanto paterna e calda.
 

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Giovanni Carlini , milano/Italia
 venerdì 24 giugno 2016  12:38:54

Brexit: previsioni tutte sbagliate, perchè?by Giovanni CarliniNel campo delle previsioni verso l'esito delle votazioni Brexit tutti hanno sbagliato. Perchè?Osservando le dirette televisive italiane si nota agevolmente un errore di fondo comune:nessuna diretta televisiva ha invitato personaggi a favore della Brexit!l'età media degli "analisti" è stata troppo giovane;le corrispondenze dalla Gran Bretagna erano integralmente concentrate dalle grandi città e non anche dalla provincia.Si tratta di 3 errori mortali per ogni analisi di mercato e di tendenza politica. In pratica si replica l'errore del 2000, quando non si seppe capire che sarebbe stato Bush il presidente degli Stati Uniti. Una simile impostazione spiega anche l'attuale ostilità verso il candidato repubblicano Donald Trump.Brexit dovrebbe essere un esempio per correggere questi errori che si ripetono. I giovani sono certamente il nostro futuro, ma non possono anche essere il nostro presente. Si tratta di un errore si replica anche in campo bancario e aziendale. Solitamente l'età media dei dirigenti è oggi troppo bassa, trascurando i cinquantenni (matusa). In realtà il cinquantenne avrebbe l'età giusta per analizzare e capire con esperienza.Perchè l'esperienza è una virtù che in Europa è stata dimenticata a favore della giovane età? Brexit, sociologicamente parlando, rimette a posto le carte. Con l'evento "Brexit" ci rendiamo conto degli errori strutturali dell'Unione Europea e di una stagione politica che volge al termine. Con la crisi della Ue emergono anche le contraddizioni dell'immaturità da globalizzazione. Non va neppure dimenticato come la subprime fu una grave crisi finanziaria figlia di manager ragazzini. L'errore, in quel caso, fu di credere che i mercati sarebbero sempre cresciuti al crescere dell'offerta. Dimenticare la domanda fu lo sbaglio della subprime. In realtà fu uno sbaglio per pura inesperienza. La stessa inesperienza porta i giovan



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