ATTESO PER L’ 8 FEBBRAIO IL PRIMO INCONTRO TRA ABU MAZEN E SHARON Isra ele lascerà cinque città palestinesi Un altro gesto distensivo in attesa dell’ arrivo della Rice
martedì 1 febbraio 2005 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Adesso che dopo le elezioni irachene gira veloce la ruota del Medio Oriente,
i palestinesi e gli israeliani, nel grande gioco di Bush della
democratizzazione con conseguente pacificazione della zona, hanno un ruolo
di primissimo piano. La notizia più rivoluzionaria è quella dell’ abbandono
da parte dell’ esercito israliano in tempi molto ristretti, addirittura
giorni, di cinque città palestinesi: Ramallah, sede del parlamento
palestinese per prima, poi Kalkilya, Betlemme, Tul Karm e Jerico. Cinque
grossi centri, da cui si allontaneranno le forze finora preposte al
contenimento degli attacchi terroristici, per lasciarne il controllo
completo alle divise blu e verdi della polizia palestinese.
Non c’ è dubbio che si tratti di una sperimentazione, sia pure limitata, di
sovranità nazionale, e di un gesto di grande fiducia verso Abu Mazen.
Bisogna pensare che la carta della sicurezza, da quando Sharon ha intrapreso
la strada dello sgombero di Gaza (in serrata preparazione, nonostante la
enorme manifestazione di domenica a Gerusalemme, 150 mila dimostranti
disperati e irati col primo ministro) è la carta unica che il governo gioca
nei confronti di una destra agguerrita. E le sconfitte su questa linea non
sono poche, se si pensa che ieri di nuovo i missili Kassam sono caduti
sull’ insediamenti di Neve Dkalim a pioggia, nonostante il dispiegamento
delle forze palestinesi in zona.
Quindi, la discussione è dura anche sul secondo passaggio rivoluzionario che
si prepara per il futuro: i palestinesi chiedono la liberazione di quasi
tutti i circa ottomila detenuti palestinesi nelle celle israeliane. Sharon
sarebbe già pronto a rilasciarne sempre in tempi brevi, 900, senza « sangue
sulle mani» , ovvero non coinvolti in attività terroristiche. Non solo: molti
ricercati di primo piano, fra cui il numero uno delle Brigate di Al Aqsa a
Jenin, Zacharia Zbeidi, danno segno chiaro di non temere più di essere
braccati dai servizi segreti israeliani, come se esistesse un qualche
accordo in cambio della cessazione degli attentati: Zbeidi è persino apparso
alla tv israeliana sul Canale Due, ieri sera, dichiarando che si fida di Abu
Mazen, che non compirà più attentati, che vuole essere integrato nel futuro
del suo Paese.
A sua volta Hamas, che ha vinto le elezioni locali, dà segnali di voler
entrare nel giuoco del potere, e gli analisti in maggioranza pensano che
proprio la sua partecipazione alle elezioni deve comunque essere considerata
come un segnale positivo. Sgomberi e aministie non sono facili da
inghiottire dal pubblico israliano dopo l’ esperienza del passato: i
cittadini israeliani ricordano che sia gli sgomberi degli anni a partire dal
‘ 95 dalle città palestinese (furono tutte lasciate) e, nel corso degli anni,
le molte grandi amnistie, di fatto hanno poi portato alla terribile Intifada
delle stragi. Ma adesso Arafat non è più sulla scena e Abu Mazen basa la
ricerca del consenso sulla convinzione che la sua gente abbia bisogno di
calma, ordine e pulizia amministrativa più che di combattere contro Israele.
La sua lunga visita all’ estero, iniziata ieri con un incontro con Putin a
Mosca, dopo visite al Cairo e in Giordania, prevede la Turchia e la
Svizzera: tappe complesse, che includono ricerca di consenso internazionale
per la sua tregua interna (Cairo e Giordania) creazione di poteri
alternativi nell’ area a quello degli Usa (Svizzera, dove con la carta di
Ginevra si sancisce la solita politica europea filopalestinese, e
soprattutto Russia dato che Putin cerca di nuovo un ruolo centrale in Medio
Oriente) e fronte moderato musulmano, oggi molto in ascesa a causa della
situazione irachena dopo il voto, con la Turchia.
Tutti vogliono fare in fretta per prepararsi a una acconcia svolta
mediorentale: Condoleezza Rice ha fatto di Gerusalemme la sua urgentissima
tappa, fra due giorni, del primo viaggio ufficiale. All’ indomani della sua
parteza, l’ 8 febbraio, dovrebbero incontarsi per la prima volta Sharon e Abu
Mazen. Ciascuno dei due contendenti piazza delle pedine che acquistino
meriti e nel contempo pongano limiti. A Washington Dov Weisglass, braccio
destro di Sharon prepara i colloqui con Condoleezza che vuole vedere e fare
vedere al mondo, in fretta, quanto il Medio Oriente sia cambiato.