Attaccati quando ce l'aspettavamo. Questa strage è peggio di Parigi
mercoledì 23 marzo 2016 Il Giornale 4 commenti
Il Giornale, 23 marzo 2016 La misura della vittoria per il terrorista è nella sensazione che riesce a darti: se ti senti perduto, se perdi la sicurezza perfino nell'andare al supermarket o in ufficio, se guardi l'autobus con sospetto ed esiti a salirci, allora lui sta vincendo la guerra. E l'attacco di ieri a Bruxelles segna dei grossi punti a favore del terrore: mentre a Bruxelles persino i mezzo pubblici si arrestavano in una città immobilizzata, anche i cieli d'Europa restavano vuoti di aerei. Colpire un aeroporto è il gesto di supremo potere del terrorista contemporaneo: l'aeroporto è il cuore e il cervello della vita moderna.
Se si blocca, si fermano gli scambi, i commerci, le riunioni, e anche l'idea stessa di una società multiculturale o comunque aperta a idee e religioni diverse, si blocca la fantasia dell'uomo contemporaneo occidentale, destinato a vivere "per seguir virtute e canoscenza". L'attacco di Bruxelles è più aggressivo ancora di quello di Istanbul, più largo del Bardo, più sorprendente di Parigi… Da quando esiste l'Isis essi punteggiano tutta l'orbe terracquea come un memento mori specie per l'Europa: hanno un significato preciso di dominio dell'Islam sugli infedeli, siano essi cristiani o ebrei.
Agli ebrei è dedicato un odio particolare, sottolineato a Bruxelles dall'attentato al Museo ebraico del 2014 come alla scuola ebraica di Tolosa nel 2012; o quando il 7 gennaio 2015 l'azione contro Charlie Hebdò (12 morti) ha avuto cura di inscenare un ramo dell'attacco all'Hyper Cacher. L'obiettivo centrale è la sottomissione del mondo degli infedeli, quello giudaico cristiano, disprezzato, antitetico allo scopo della indispensabile dominazione del mondo.
Ogni attacco ha un suo significato non solo intimidatorio ma di conquista shariatica: nell'attacco contro Charlie ogni invasione filosofica, che noi chiamiamo libertà di pensiero, o persino umorismo, è blasfemia; al Bataclan è annullamento fisico della promiscuità che l'Occidente consente; gli attacchi ai militari come quelli di Londra e di Montreal sono dirette risposte alla presenza occidentale nelle guerre in cui è coinvolto l'Islam. E adesso, l'aeroporto, il nodo del potere occidentale: e si deve notare un precedente che dovrebbe finalmente convincere dell’identità fra terrorismo palestinese e quello attuale, ovvero la strage di Fiumicino del 1985 (13 morti e 100 feriti).
Se l'attentato di ieri è davvero la diretta conseguenza, la reazione all'arresto a Molenbeek di Salah Abdesalam, non c'è da stupirsi: una donna, una dei 35mila residenti di fede islamica sui 96 mila abitanti ne parlava ai giornalisti come di "uno dei nostri ragazzi" pur negando simpatie per il terrore.
L'enorme spazio sociale, il supporto religioso in Belgio, in Francia, in alcune parti dell'Europa del Nord sono stati esaltati dalla impossibilità culturale dell'Europa ad affrontare non tanto i terroristi, quanto il mare in cui essi nuotano, un mondo di fiancheggiatori in continua espansione, contagiato dalla esaltazione dei foreign fighters di ritorno.
martedì 29 marzo 2016 11:15:20
Ma quanti soldini prende D'Alema dai i paesi islamici?
Silvano , Roma
venerdì 25 marzo 2016 14:55:53
Mi piacerebbe conoscere la vostra opinione sulla proposta di Dalema di prevedere un 8 per mille anche per i mussulmani.
Piero Sammut , Southampton Inghilterra
giovedì 24 marzo 2016 15:01:17
Quello che l`Europa dice e fa` contro Israele, succede anche a loro. Pero` sembra che sbagliando imparano a sbagliare. E cosi` questo che succede succedera` di nuovo.E cosi` si va avanti.Non capisco il perche` di non fare quello che si deve fare per liberare l`Europa da questa gente che fa queste cose.
Nicola De Marco , Salerno
mercoledì 23 marzo 2016 16:04:16
In Italia abbiamo già avuto a che fare con i terroristi (strategia della tensione, anni di piombo, stragi e attentati di mafia, ecc.). Questo terrorismo è diverso per la sua matrice, ma simile agli altri per gli effetti psicologici. Bisogna reagire, non v'è dubbio, ma in modo fermo e razionale. Questa, infatti, è una guerra anzitutto psicologica. Sappiamo a cosa mira il terrore, anzitutto a dividere e isolare. Allora, occorre che l'occidente democratico e liberale sia unito e solidale. Il terrorismo arabo vuole isolare e distruggere Israele? Allora, bisogna rafforzare l'intesa e l'alleanza con Israele a tutti i livelli. L'occidente deve a sua volta isolare l'Isis e le centrali terroristiche, subito senza perdere tempo prezioso.