Angeli tedeschi sul Monte Carmel Decine di ebrei salvati dall'incendi o
lunedì 19 ottobre 1998 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME
I pioppi, i pini, gli eucalipti, le viti e gli ulivi ardevano
orrendamente con i fiori di Zichron Yaacov, uno dei villaggi di
più antico insediamento agricolo, quello che il barone de
Rothschild destinò agli inizi del secolo ad essere la vigna di
Israele.
Il grande fuoco lambiva le villette dei poeti, toccava già il
portico dello scrittore Hillel Helkin, digrignava i denti di fronte
alle case dei contadini, si avventurava fra la disperazione
generale fino alla soglia del negozio di sementi e pesticidi di
Avigdor Abramovitz. Era lunedì mattina, e già da trentasei ore,
quindi, i vigili del fuoco e i cittadini delle zone vicine al Monte
Carmel si battevano contro un incendio di dimensioni mai viste
prima, una belva che mangiava a pezzi le piante faticose di
Israele, che se ne rideva dell'orgoglio dei vignaioli che fingono
di vivere in un posto normale, parlano della vendemmia e hanno il
glicine sulle mura di casa.
Erano ormai quasi senza forza e senza speranza i pompieri che
s'avventurarono verso la casa di Hillel Helkin da cui ormai
fuggivano la moglie e le bambine; verso il negozio del vecchio
Avigdor, dove potevano da un momento all'altro prendere fuoco,
spargendo fumi venefici, i suoi concimi chimici.
Tutt'a un tratto, uscendo dal nulla come angeli, i biondi capelli
sullo sfondo delle fiamme e del fumo, apparvero otto ragazzi;
avevano maschere antigas sul volto; abiti resistenti alle fiamme
nascondevano i corpi veloci, le braccia muscolose brandivano
vecchie pompe, asce, estintori, portavano sacchi di sabbia. Dietro
di loro, seguivano tre uomini più anziani, con oggetti di
supporto, acqua da bere, maschere di ricambio.
"Che fanno qui, questi? Che vogliono?", chiesero i vigili. "Sono i
nostri tedeschi - rispose il vecchio Avigdor -. Se li lasciate
fare, rimetteranno tutto a posto". Gli angeli tedeschi degli ebrei
di Zichron Yaacov di fatto fecero bene il lavoro. Senza tenere se
stessi in alcun conto bloccarono il fuoco sulle soglie di casa, si
incatenarono in un corpo a corpo con le fiamme che avrebbero potuto
spargere il veleno dei pesticidi, fino a salvare il negozio di
Abramovitz. Ore e ore gli angeli tedeschi si ingaggiarono in una
dimostrazione di plateale amore verso i loro ebrei di Zichron
Yaacov, e ce la fecero.
Quando nel 1963 venne qui a costruire le sue linde capanne con un
seguito di qualche decina di persone l'infermiera di Stoccarda Emma
Berger, convinta che il compito dei cristiani, e specie di quelli
tedeschi, fosse aiutare gli ebrei a realizzare il loro compito di
popolo della redenzione vivendo in Israele, non ebbe un'accoglienza
favorevole. E non avrebbe potuto essere altrimenti, fra quei
sopravvissuti dell'Olocausto, e fra quei fieri contadini che non
potevano sopportare di vedere la loro terra venduta per denaro ad
alcuni tedeschi.
Ma Emma non si dette cura né delle dimostrazioni, né del lancio
di sassi, né delle svastiche dipinte sui muri, e nemmeno di un
tentativo legale di espropriazione, peraltro respinto dalla Corte
Suprema israeliana. Mentre il suo gruppo cresceva e prosperava
creando fattorie e una fabbrica di maschere contro le esalazioni
chimiche dei gas, Emma insegnava a regalare caramelle e fiori ai
bambini di Zichron anche nei momenti di più grave conflitto.
Chiamò la comunità cristiana Beit El, in ebraico Casa di Dio. Nel
1973, durante la Guerra del Kippur, ebbe un gran salto di
popolarità ospitando i cittadini di Zichron nei pulitissimi e ben
forniti rifugi antibomba della sua comunità . Nell'84, rasserenata
dalla crescita dei buoni rapporti, morì . Nel '91 Saddam Hussein
durante la Guerra del Golfo lanciava missili che minacciavano ogni
volta sorprese chimiche: la gente di Zichron venne ai cancelli di
Beit El a chiedere filtri antigas agli angeli tedeschi.
Così va la storia. I ragazzi biondi oggi spiegano seri che i loro
rifugi sono tanto sicuri e che le loro maschere tanto ben fatte
perché con l'avvicinarsi del Duemila e quindi, chissà ,
dell'Apocalisse, è bene esser pronti al peggio, sempre
naturalmente restando abbracciati col "popolo eletto". Il quale nel
frattempo ha mandato a chiedere con discrezione se non ci sarebbe
qualche posto di lavoro in quelle belle fattorie tedesche, e magari
anche nella fabbrica delle maschere antigas.
Fiamma Nirenstein