ANALISI UN PAESE SOTTO CHOC Clinton in soccorso di Peres Ma Israele o rmai confida solo in se stessa
lunedì 11 marzo 1996 La Stampa 0 commenti
GERUSALEMME NOSTRO SERVIZIO Israele è vaccinata contro i summit, le
strette di mano, le spettacolari photo-opportunity che hanno
celebrato in tutti i modi il processo di pace. Washington, Il Cairo,
Casablanca e ora arriva anche Sharm-e-Sheikh. Lo scetticismo comincia
a spandersi. Persino il grandioso funerale di Yitzhak Rabin che fece
convergere a Gerusalemme non solo gli amici più fidati dello Stato
ebraico, ma anche, per la prima volta nella storia, Hosni Mubarak e
persino svariati leader di Paesi arabi con cui ancora non sono stati
stabiliti rapporti diplomatici, non ha scongiurato i terribili eventi
di queste settimane, gli attacchi dell'integralismo islamico e il
sostegno che alcuni Paesi dell'area seguitano ad offrirgli. Così ,
anche se certo è un onore ed anche un piacere per Israele che
soprattutto Clinton e tante altre figure internazionali di primo
piano si stiano avviando verso il summit di Sharm-e-Sheikh contro il
terrorismo, pure non mancano i mugugni, ed è opinione comune ormai,
anche fra gli uomini di sinistra, che Israele debba sempre e
soprattutto fidare sulle proprie forze. Di nuovo si respira un clima
di allerta e di recuperato senso di quel sè sempre vigile e pronto
che caratterizza il Paese dalla sua nascita, e che gli ha consentito
di vincere tante guerre impossibili. Quali sono le critiche
principali che circolano negli ambienti della cultura e della
politica israeliani, peraltro pronti ad ammettere che è bene che il
mondo prenda finalmente atto di avere un nemico comune
nell'integralismo islamico? Per prima cosa, si sa che Clinton ha
riposto e ripone parte del suo prestigio, e quindi anche della
propria forza elettorale, nel processo di pace e nella forza dei suoi
leader. L'opposizione, quindi, sente, e certo ha ragione a pensarlo,
che Clinton con la sua venuta vuole sostenere il pericolante governo
di Shimon Peres. Il messaggio politico che il pubblico israeliano
riceverà dunque dalla visita di Clinton è questo: questa Israele
piace e interessa agli americani, l'America resterà per sempre al
suo fianco. Chissà però se sarebbe la stessa cosa nel caso in cui
la sua leadership non fosse più la stessa, e quindi non garantisse
più la medesima politica di pace. Del resto, anche il presidente
Bush, a suo tempo, spingeva per una politica di aiuti militari ed
economici legati all'avvento di un governo di sinistra. Oggi tuttavia
che l'opinione pubblica israeliana è in piena tempesta, spaccata in
due, nonché in campagna elettorale, l'operazione è ben più
delicata. Un altro punto interrogativo per gli israeliani è
l'evidente immensa legittimazione che alla conferenza antiterrorismo
riceverà Arafat in prima persona come partner indiscusso
dell'Occidente in questa lotta prima ancora che abbia dato una prova
piena della sua disponibilità a combattere Hamas. Ma, oltre a Peres,
dicono gli israeliani, Clinton ha certamente bisogno di salvaguardare
anche il leader palestinese, e il suo messaggio al popolo palestinese
è pressoché identico a quello dedicato agli israeliani: con questa
leadership, otterrete sostegni e aiuti. Ma se questa leadership
dovesse cadere, chissà ... Inoltre, buona parte dei Paesi arabi in
cui i diritti civili sono calpestati ogni giorno e che hanno verso
Israele un atteggiamento non mai liberatosi da molte ambiguità ,
appariranno fianco a fianco con i leader democratici di tutto il
mondo, acquistando così meriti internazionali solo per il fatto di
essere schierati su quel palcoscenico, mentre spesso la loro politica
verso l'integralismo islamico non è affatto ben definita. Più grave
ancora, per Israele, è l'insistenza con cui Clinton seguita ad
invitare la Siria: è chiaro che sarebbe un gran passo avanti per il
processo di pace; ma anche qui, non si darà così troppa
credibilità a uno dei dittatori più cupi del mondo, i cui legami
col terrorismo non sono mai stati sconfessati? Assad si è persino
rifiutato di condannare i recenti attentati anti-israeliani] Insomma,
non avverrà alla fine che l'unico risultato concreto della
conferenza sarà una legittimazione a buon mercato di quei leader che
non spendono altro che facili chiacchiere contro il terrore? Israele
però mostra di Fiamma Nirenstein