ANALISI L'ACCANIMENTO AMERICANO Nel Golfo si misura il fallimento del la strategia della deterrenza e delle sanzioni Prove generali per la gue rra di domani
mercoledì 27 gennaio 1999 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV
È una fissazione quella che spinge Clinton ad attaccare Saddam
Hussein ancora e ancora? Oppure spera di distruggerne finalmente il
regime e con esso le armi chimiche che considera letali? Vuole
forse portare a casa un serto di alloro dopo tanta vergogna
nazionale? Ma costa troppo in termini di vittime civili questa
campagna? E rompe il fronte occidentale? Le domande cui ci
affanniamo a rispondere sono tutte molto sensate ed importanti, ma
in realtà a monte esiste la questione delle questioni. Essa ormai,
quasi a nostra insaputa, è oggetto di studi accaniti intorno ai
quali sono nate facoltà , università intere: come combattere la
Terza Guerra Mondiale, ovvero quella del "terrorismo catastrofico"
di cui questa fa parte. Per capirsi, non il terrorismo al tritolo,
ma quello al neutrone, al botulino, all'antrace. Quello che può
sganciare un pacco di veleno mortale per più di 100 mila persone
su New York, su Tel Aviv, o persino su Roma.
È contro questa ipotesi del domani che Clinton sperimenta oggi
nuove strategie. La superiorità americana sul campo di battaglia
convenzionale ha spinto gli avversari ad alternative non
convenzionali. Gli Usa ne hanno già distrutto in Sudan una
struttura. La Russia è un arsenale del genere. Il Nord Corea ormai
minaccia di usare le sue armi su Washington. Iran, Libia, Siria,
sono alcuni fra gli altri Paesi che allignano oggi o domani il
pericolo che più di tutti l'America teme. L'Iraq gioca addirittura
un ruolo sperimentale col suo nuovo rapporto con Bin Laden
rifugiato in Afghanistan, e con la combinazione terrorismo
statuale-terrorismo alla macchia.
Saddam per Clinton e per tutto l'Occidente è nemico del domani
prima ancora che di oggi. Su di lui si misura il fallimento della
strategia della deterrenza e delle sanzioni, e quindi si tenta la
nuova indicazione delle università dell'antiterrorismo da cui
Clinton ha ricavato la nuova impostazione: mentre si prepara la
difesa a casa, battere il nemico sul campo preventivamente,
facendogli pagare prezzi tali per le sue armi e il suo odio che sia
troppo caro anche per i pazzi.
E qui si pone il problema più grande di questa impostazione: se
chi decide la punizione sono soprattutto gli Usa, stiamo marciando
verso una parziale sospensione dell'ordine mondiale costituito a
favore di una nuova piramide di diritti civili in cima al quale
c'è quello inalienabile di non morire per terrorismo? In Canada
c'è una scuola giuridica che lavora alla definizione dei diritti
civili in base a questa nuova priorità . E se questo non ci piace,
ci sono tuttavia altre alternative? Eppure le minacce dei
terrorismi catastrofici di Stato e di macchia è alquanto
realistica. Sarà bene che anche l'Italia si metta in pari con gli
studi.
Fiamma Nirenstein