AL POTERE ARRIVIAMO DA SOLE
lunedì 2 novembre 1998 La Stampa 0 commenti
PROVIAMO a immaginare che una delle nuove sei ministre del governo
D'Alema
proponga come prossimo Presidente della Repubblica nientemeno che
un uomo. Sì , proprio un essere umano di sesso maschile. Non il
politico preferito, ma un maschio in quanto tale. Suggerimento
assai bizzarro, non è vero? Appunto, bizzarro suona a un orecchio
femminile emancipato il pur affettuoso e politicamente assai
corretto consiglio del ministro Amato. Guardiamo alla magnifica
ascesa delle donne in questo scorcio di secolo: sta avvenendo, è
avvenuta. Sei donne in questo governo sono un'acquisizione molto
pregevole, e anche dovuta. La presenza femminile, nelle democrazie
magari passa per vie traverse, ma si afferma senza patrocini.
Magari riesce a farlo giocandosi più professionalmente il mestiere
di moglie, o promuovendo con la propria bravura temi non ambiti dai
maschi, che infatti diventano poi basilari per lo sviluppo dei
diritti civili e della società moderna. Alla fine, comunque, si
afferma ogni giorno, senza chiedere il permesso.
È difficile immaginare la signora Christa Lafontaine, moglie del
cancelliere ombra del nuovo governo tedesco in un ruolo più
importante di quello che oggi incarna quando scrive le sue idee
sulla globalizzazione o quando dice la sua sulla Bundesbank. È
difficile immaginare Hillary Clinton in una posizione più
importante di quella che oggi le si attribuisce in America, come
salvatrice politica del marito e della legittimità stessa del
partito democratico, o anche come paladina della politica sociale
liberale. Forse Giuliano Amato mi direbbe adesso: benissimo, ma è
ora che queste donne passino dal ruolo di moglie a quella di
Presidente loro stesse. Giustissimo. Grazie mille, ma la nostra
storia ci ha insegnato che viene molto, molto meglio quando ci
pensiamo da sole.