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AKUNA MATATA

martedì 19 agosto 1997 La Stampa 0 commenti
MOMBASA AKUNA matata. Te lo ripetono come una melensa ossessione ad ogni angolo del Kenya. Va tutto bene. Lo dice il boy dell'albergo lungo la costa di Mombasa ora assediata dalla paura con un sorriso largo e accattivante sperando che tu gli regali una penna vecchia; lo ripetono i disperati venditori di piccoli orrori che solo riverberano il miraggio delle sculture africane di un tempo, e che in frotte ti si attaccano per ore al lembo dell'abito per smerciare una giraffetta intagliata, un leone portachiavi, una slavata scacchiera di marmo colorato; lo ripetono anche le donne seminude nobili e vaghe perché la testa deve per forza mantenere la posizione regale quando porti venti chilogrammi in bilico, mentre hai un bimbo in braccio e altri cinque attaccati alle gambe, tutti con gli occhi e la testa più appariscenti del corpo. Akuna matata: il motto arriva continuo, indesiderato ospite sulla tua sensibilità già ansimante, subito dopo un radioso , ciao] che ti dicono le folle nere e frenetiche che si accalcano fuori dell'albergo di lusso silver star, a Mombasa, sulla costa dell'Oceano Indiano, aspettando le briciole. Fiamma Nirenstein CONTINUA A PAG. 3 TERZA COLONNA

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