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Addio a Marco Pannella. La lotta più dura quella per Israele

sabato 21 maggio 2016 Il Giornale 3 commenti
Il Giornale, 21 maggio 2016

Morire, non sembrava che fosse nei suoi programmi quando sono andata a trovarlo due o tre settimane fa; ci sono anni luce fra il momento del silenzio e l'affettuosità dell'incontro, le esclamazioni, le chiacchiere pannelliate a spirale, i rimproveri ("non sarà l'ora che ti iscrivi?"), una curiosa evidente gioia di vivere, i commenti sulla trasmissione sul Mediorente che facciamo da anni a Radio Radicale Massimo Bordin e io. Ci sono spazi chilometrici fra l'intelligente cura continua di Matteo e degli altri suoi migliori amici attenti a ogni cenno e a ogni bisogno, e l' impossibilità di essergli utile in alcun modo.

Doveva essere molto distratto Marco Pannella in quel momento per lasciarsi strappare alla frenesia dei suoi giorni... Con me ha parlato soprattutto di Israele come tutta la vita, e di che altro, un intendimento largo e profondo su qualcosa che gli altri, no, non possono capire quanto sia importante… E com'è possibile, come è accaduto, diceva, che nonostante io gli abbia spiegato quel giorno, in quell'occasione, tutto… Non mi abbiano ascoltato? Marco vagava con la memoria fino a una piazza di Roma, a un palco dove aveva ripetuto che Israele doveva essere membro dell'Unione Europea...ma non era evidente? Non era ovvio? Questo sarebbe stato il migliore muro di difesa, Marco si doleva, non sono stato capito.

Toccava così il cuore di una questione, quella della legittimazione, che poi si è trasformata in ondata di antisemitismo israelofobico proprio in Europa, e diceva da anni: o si va a una legittimazione condivisa di Israele o ne patiremo tutti perché Israele era per lui un imperativo morale non meno importante della lotta per la legalità o per i carcerati, o contro la pena di morte.

A Gerusalemme, durante la Seconda Intifada, tutto esplodeva, caffè, autobus, e il mondo restava indifferente alle migliaia di morti per terrore, non condannava, non simpatizzava. Un giorno Marco venne a casa mia dopo che avevamo visitato insieme una fermata di autobus molto prossima, ancora sporca di sangue, giù per la discesa di Gilo. L'autobus esploso trasportava fra gli altri molti ragazzini che andavano a scuola, i genitori si precipitarono a piedi giù per la discesa dopo che lo scoppio rintronò su per le colline. Pannella era in uno dei suoi digiuni, ulteriormente emozionato e sfinito, contro un nemico che si esplode su un autobus solo perché i passeggeri sono ebrei l'incomprensione del mondo. Lui capiva, invece. Addirittura, per riprendersi, mandò giù due cucchiaini di un'insalata di grani, e bevve il caffè. Mi sentii così onorata da quel minuscolo pasto di dolore per Israele a casa mia.

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alberto mario bargossi , BOLOGNA
 lunedì 23 maggio 2016  10:05:14

Non sempre Marco come politico era nel giusto, o almeno non sempre condivisi le sue posizioni; spesso però, o quasi sempre, era nel giusto Marco uomo di libertà e di fraternità e solidarietà. Certo giusta fu la campagna per Israele nell'Unione europea e coerente con la continua posizione di appoggio a Israele non solo come tributo doveroso, ma come riconoscimento di una comune appartenenza civile.Non per caso questo aspetto è stato dimenticato nei recenti "coccodrilli".A M



enrico bonaiti , Lecco
 lunedì 23 maggio 2016  07:49:20

grazie, dal profondo del cuore!



giuseppe casarini , binasco (MI)
 sabato 21 maggio 2016  15:23:38

Bello e pieno di ricordi questo addio a Marco grande Amico di Israele!



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