Accordo Fatah-Hamas: dalla speranza alla preoccupazione
Shalom, maggio 2011
Con l’annuncio dell’accordo tra Fatah e Hamas, si aprono nuovi scenari per nulla rassicuranti. Come verranno risolte le contraddizioni tra le due fazioni? Il governo palestinese unitario sceglierà la via della trattativa o il ricorso ad una nuova stagione di violenza?
Sorpresa, Hamas e Fatah hanno firmato al Cairo la bozza di un accordo. Intanto, questa novità ci impone di nuovo una riflessione su come le parole possano mutare di significato nella storia dei nostri anni. Le rivoluzioni del mondo arabo ci hanno subito suggerito i termini giovani, libertà e democrazia, rallegrandoci di speranza e simpatia: ma ecco che a un giro di sguardo vediamo che la speranza si sta trasformando ragionevolmente in preoccupazione. Accade in Egitto dove solo il 35 per cento della popolazione vuole oggi mantenere in vita la pace con Israele e i Fratelli Mussulmani potrebbero, col loro trenta per cento, impossessarsi del futuro del paese; o in Yemen dove a un regime estremista potrebbe sostituirsene uno ancora peggiore, o in Bahrain dove l’opposizione è sciita e filo-iraniana e il re sunnita adesso indurisce un regime che era autoritario ma non feroce; o in Siria, dove il pessimo Bashar Assad potrebbe essere sostituto da una leadership sunnita partorita dalle Moschee, memore della strage di Hama in cui Assad padre, Hafez, uccise 20mila membri della Fratellanza musulmana; o anche in Libia, dove l’opposizione è ancora piuttosto misteriosa e certo mostra un puzzle di forze non del tutto rassicurante…
Adesso a entrare in discussione è un’altra parola che nella tradizione del nostro vocabolario ha un carattere positivo: unità. Da noi è legata alla storia delle nazioni, al superamento di inutili dispute sociali o culturali, a momenti di grande forza che portano poi alla vittoria. Ma qui non è così. Questa unità può portare a peggioramenti notevoli della situazione mediorentale. Intanto se guardiamo per un attimo a questa parola nel momento in cui si riferisce a Hamas e a Fatah, subito ci deve mettere in guardia il fatto che l’Iran ha inneggiato al nuovo patto con la solita brutalità con cui senza vergogna nei giorni scorsi sosteneva che i ribelli siriani sono emissari stranieri che cercano malvagiamente di mettere in crisi l’ottimo governo di Bashar Assad. Lo stesso ha detto Khaled Mashaal, il capo di Hamas ospitato a Damasco dalla famiglia Assad, da essa rifornito di armi e uomini come anche gli Hezbollah, che tengono in mano il Libano e minacciano Israele. Due organizzazioni terroriste in crisi nel momento in cui Assad trema.
E questa è stata senz’altro una delle ragioni principali per cui Hamas ha deciso di fare qualcosa che per ora somiglia a un accordo con Fatah, ma che deve ancora diventarlo veramente nel concreto. Hamas ha visto crollare il suo principale pilastro, la Siria di Assad, ovvero la Siria dell’Iran suo sponsor; e mentre questo accadeva l’Egitto uscito dalla sua rivoluzione gli forniva un nuovo punto di riferimento, stavolta molto più amichevole di quello precedente, che comunque combatteva l’estremismo islamico e che invece oggi lo include nelle nuove forze di govreno, e spingeva all’unità fra le fazioni. Dall’altra parte ecco che Fatah ha a sua volta bisogno di mostrare in fretta una parvenza di accordo: a settembre infatti vuole portare all’ONU, all’Assemblea Generale, la richiesta di riconoscimento di uno Stato Palestinese unilateralmente istituito, senza trattativa.
Ma Fatah può da sola rappresentare i Palestinesi? In molti si sono chiesti. No, dato che esiste anche Hamas, che dal 2007 ha formato addirittura una stato a parte a Gaza, dove Fatah non entra! Dunque, l’ONU avrebbe potuto chiedersi, chi sarà il nuovo padrone di casa in un futuro Stato palestinese se il popolo è diviso in due fazioni e anche in due frazioni territoriali, Gaza e il West Bank, inconciliabili nell’ideologia e nel rapporto col mondo intero, oltre che con Israele? Chi, fra la parte trattativista e quella distruzionista, rappresenta i palestinesi? La risposta non l’abbiamo e non l’avremo, ma Abu Mazen ha sentito su di sé il vento bruciante della rivolta araba quando wikileaks l’ha presentato come un traditore che si arrende a Israele, un Mubarak che tiene all’amicizia degli USA più che a quella dei suoi compatrioti. E così ha cercato di scampare alla sorte dei tiranni deposti nei Paesi Arabi circostanti abbracciando Hamas terrorista. E nello stesso tempo, due piccioni con una fava, ha cercato così quell’unità che secondo lui dovrebbe fornire all’ONU una garanzia di governante palestinese compatta.
Ma ci sono tali e tanti problemi sia fra i due che con Israele, che molti analisti pensano che già prima della firma ufficiale ci sarà una frenata e che l’anno fissato per sperimentare un governo di transizione misto fino alle elezioni, metterà in risalto solo le contraddizioni. Fatah, almeno nominalmente, riconosce che Israele c’è, non che ci sarà, ma almeno che c’è. Hamas ne nega totalmente l’esistenza ieri, oggi e domani e ha già fatto sapere che il nuovo accordo non cambierà la sua posizione. La sua carta è pesantemente islamista e antisemita, la sua organizzazione è categorizzata sia nelle liste USA che in Europa come terrorista, mentre Fatah per lo meno in superficie è laica e trattativista. Che significherebbe questo rispetto alla linea di un govreno comune? Sparare da Gaza o sedersi a un tavolo di trattative? La scelta è secca.
Inoltre, bisogna vedere se Fatah potrebbe seguitare, una volta associatasi a Hamas, a prelevare le medesime quote di aiuto, molto cospicue, che le vengono donate oggi per esempio dagli USA. Il Congresso già dice che taglierebbe gli aiuti a chi si associasse con un’organizzazione terroristica. Il governo di transizione, inoltre, deve stabilire se proseguire nella collaborazione di sicurezza con Israele che proibisce la detenzione di armi, cosa che invece come è noto a Gaza non vale, tanto che in continuazione vengono sparati missili su Israele. Hamas le consegnerebbe? Sembra davvero difficile. E poi: Israele, in mancanza di riconoscimento da parte del nuovo governo, deve decidere se continuare negli accordi relativi ai permessi di passaggio per i vip palestinesi (devono venire in Israele anche i leader di Hamas che vogliono dichiaratamente distruggerla?), se proseguire nel trasferire gli aiuti, il denaro delle tasse, la fornitura d’acqua, di benzina etc… deve stabilire se da una zona in cui Fatah ha già rimesso in libertà gli estremisti fino a ora in cella si può transitare con le medesime norme in vigore fino ad oggi.
E se fra un anno si arrivasse a vere elezioni con liste dell’una e dell’altra parte e vincesse Hamas, come è molto probabile, allora Israele si troverebbe al confine un’entità impegnata in una guerra terrorista e di distruzione, come Hamas ha sempre detto senza ritegno, altro che le Quattro condizioni del quartetto (riconoscimento di Israele, osservanza degli accordi raggiunti, trattativa per raggiungere la pace e disarmo palestinese). Insomma o ci sarà un fallimento dell’accordo o difficilmente Fatah potrà trasformare il lupo della foresta in un agnello. E allora il rischio è quello di una boscaglia fitta di cui anche la West Bank diverrà parte.
don daniele mi vergogno che ci siano preti ciechi come lei. La persecuzione di palestinesi non è mai esistita e Israele ha semmai reagito agli attacchi di quel demagogo che aveva nome nasser e suoi compagni di merenda del baath prima e islamosciovinisti poi. Tifare per una parte politica non significa bersi ogni propaganda che viena da una sola parte. O non dovrebbe significare
Davide , Vilnius / Lithuania
don. Fiorito,....quanta tristezza leggerla. Io sono cattolico, la mia famiglia lo e`, e per questo leggerla mi da molta tristezza. Vi e` un bel libro della dr.ssa Nirenstein che si intitola " Gli antisemiti progressisti". Le consiglio di leggerlo, le sara' molto utile per capire che quello che lei scrive non e` solo utopico e triste, ma per alcuni molto, ma molto pericoloso.Cordiali Saluti Signora Nirenstein
don Daniele Fiorito , Vendone - Italia
Gentile Signora e Onorevole Deputato, io sono felice che Hamas e Fatah abbiano fatto pace e spero che presto si dichiarino indipendenti da Israele e formino ne hanno diritto dopo quasi 70 di persecuzione uno Stato indipendente. D'altra parte capisco Israele e i suoi timori, ma la Palestina deve essere indipendente ed è ora. Sia chiaro io sono per Israele libero e saldo nelle frontiere del 1967 con Gerusalemme capitale di entrambi gli stati. Utopia forse ma ogni giorno per ciò prego.
Sergio Olper , Carimate
Cara Fiamma, come al solito,condivido integralmente quello che scrivi su Shalom.La mia impressione è che dopo l'ncrespature che hanno percorso i paesi mussulmani in questi ultimi mesi siano state scambiate dal mondo occidentale per aneliti alla libertà e alla democrazia. Ossservando più attentamente l'impressione che ho è che dalla Libya all'Egitto passando per Hamas/Fatah, dalla Siria all'Iran fino al Pakistan, in questi paesi, sostanzialmente, si stia verificando questo fenomeno: la conferma che il potere ce l'avrà chi possiede solo l'esercito al suo fianco. E, per converso, le masse non avanzano verso la democrazia ma arretrano verso la religione e il fondamentalismo che l'Islam predica.. Gheddafi ha l'esercito più forte e se non lo si eliminerà, credo, prevarrà inchiodando il paese in una situazione di stallo. In Egitto l'esercito si alleerà con i fratelli mussulmani.Hasmas con l'aiuto dell'esercito di Assad e Iran, è facile prevarrà.L'Iran ci aveva provato un anno e mezzo fa con la Green Wave:sparita! Ahmadinejad ha con sè l'esercito legato al clero scita più radicale. Fino al Pakistan dove l'unica protagonista veramente grande, Benazir Bhutto, donna che ho ammirato come nessuno mai nell'intero panorama islamico, è stata spodestata, dopo aver vinto democraticamente le elezioni, la prima volta, con l'esilio dal generale Zia-ul-Haq e poi,arrivata al potere dopo libere elezioni una seconda volta, appena tornata dall'esilio in Dubai assassinata, come suo padre Zulfikar dagli sgherani di Musharraf. che ora se ne stà impunito a Londra. E, in mezzo, Israele. Solo come sempre. Le sue paure sono le mie. Come le tue.Come sempre. Da sempre. Quando finirà. Quando finirà?....
Dott. Sergio HaDaR Tezza , Malmö, Sweden
MA ci vuole molto a rendersi conto e A DIRLO che NESSUN PAESE ARABO O MUSULMANO AL MONDO È UN PAESE LIBERO?È cosí difficile - indipendentemente dalla poltrona su cui si è seduti - che con chi (es.: Hamas) propone ESPLICITAMENTE NELLA SUA COSTITUZIONE il genocidio antisemita, nessun paese VERAMENTE LIBERO E CIVILE (ho seri dubbi che l'Italia sia l'uno o l'altro) può trattare?Ma Monaco 1938 non ha proprio insegnato niente?... O bisogna credere che, ancora una volta, l'Italia abbia scelto i partner peggiori?