ABU MAZEN, DRAMMATICO APPELLO: « SUBITO IL NEGOZIATO» « Trattiamo la p ace Anche senza Hamas»
giovedì 27 aprile 2006 La Stampa 0 commenti
Fiamma Nirenstein
GERUSALEMME
Se ieri la polizia palestinese non avesse fermato il tender Mitsubishi
carico di cinque cariche da sessanta chili di tritolo che si stava
avventando sia sulla folla di lavoratori palestinesi fermi di fronte al
passaggio di Karni a Gaza sia sugli israeliani, ora staremmo contando
centinaia di morti, e quasi tutti palestinesi. Sembra che il tentativo di
compiere questo grande attentato sia stato del gruppo di Jabal Abu Samadana,
capo del Comitato Poolare di Resistenza, indicato come responsabile di tanti
attentati e oggi designato da Hamas a comandare una superpolizia che
dovrebbe sovrintendere a tutte le forze.
Questa è una delle tante scelte di Hamas che non sono piaciute ad Abu Mazen,
presidente dell’ Autorità Palestinese, erede dell’ autorità assoluta che fu di
Arafat e messo in difficoltà , e persino in pericolo personale, dall’ avvento
al potere di Hamas. Ma sembra che Abu Mazen abbia deciso che ne ha
abbastanza di essere cancellato dalla scena in nome di Hamas, e in secondo
luogo, sembra che di fronte alle difficoltà del nuovo potere di ricevere
qualsiasi credito dall’ estero e quindi di pagare, per esempio, gli stipendi
dei 140 mila dipendenti pubblici palestinesi, abbia anche deciso di cercare
di « lavare la faccia» dell’ Autorità , a quale prezzo per Hamas non sappiamo.
Il presidente dell’ Anp a Oslo
Di certo si sa che il ministro delle Finanze palestinese Omar Abdel Razek ha
detto a un’ agenzia di stampa del Kuwait che « l’ esecutivo palestinese non
avrebbe alcuna difficoltà ad affidare al Presidente il controllo e la
gestione dei fondi provenienti dall’ estero» . La mancanza di credito
internazionale di Hamas, comincia ad avere un forte impatto, la paura della
crisi umanitaria è forte anche dentro Hamas, anche se il coinvolgimento
nelle trame terroristiche e nelle scelte ideologiche islamiste anche
internazionali è decisivo.
In questo quadro possiamo cominciare a capire perché ieri la polizia
palestinese abbia fermato il convoglio esplosivo che doveva completare il
quadro apocalittico di Dahab, e anche perché Abu Mazen, in visita in
Norvegia, abbia cercato di fornire un’ immagine potente di sè stesso e
insieme abbia cercato di ricondurre l’ Autorità intera sulla sua linea. Abu
Mazen, che era stato trattato da traditore da Khaled Mashal, capo di Hamas
da Damasco, e che già lunedì scorso aveva minacciato di dimissionare il
gabinetto di Hamas e di indire nuove elezioni a meno che non accettasse di
avere a che fare con Israele, ha tentato ora attivamente di sovrapporre la
sua linea a quella del suo governo: a Oslo ha proposto una conferenza
internazionale da convocarsi immediatamente con la riapertura di trattative
con Israele « per consentire lo svolgimento di negoziati diretti sulla base
delle risoluzione internazionali e degli accordi firmati» .
« Mediatore il Quartetto»
Come mediatore, Abu Mazen vorrebbe il Quartetto. Ma, ha aggiunto: « Noi
stessi, ovvero l’ Olp, possiamo negoziare in base agli accordi di Oslo senza
coinvolgere Hamas, che non sarebbe quindi un ostacolo ai negoziati» .
Un’ autopromozione per la leadership, una presa di responsabilità
internazionale, una mano tesa e una copertura per Hamas. Durante la visita
in Norvegia, Abu Mazen ha anche chiesto di non penalizzare con sanzioni
economiche la popolazione palestinese, e ha ricevuto promesse di aiuto a
patto che non passino per le mani di Hamas.
Quanto varrebbe la parola e la trattativa di Abu Mazen con alle spalle un
governo di Hamas, difficile stabilire. Probabilmente, non molto. Lo sanno
gli israeliani che non hanno nessuna intenzione di partecipare alla
Conferenza di cui parla Abu Mazen; Hamas non ha nessuna intenzione di
abbandonare le sue posizioni di potere, anche a prezzo di un continuo
scontro con Fatah. Un portavoce di Ehud Olmert ha spiegato che il summit
proposto fa parte della seconda fase della Road map, e che Abbas vuole
schivare la prima parte, quella in cui i palestinesi devono impegnarsi a
sconfiggere il terrorismo.
Pesa assai, su tutta questa fase del complesso gomitolo palestinese, il nodo
internazionale: la Giordania ha imprigionato alcuni membri di Hamas accusati
di stare preparando attentati per colpirli. Nel frattempo, le bordate del
terrorismo legate all’ integralismo islamico collocano l’ azione di Hamas in
un quadro che, enunciato da tutti leader, da Bin laden a Nasrallah a
Ahmadinejad, vuole cancellare Israele e fare del Medio Oriente una base
permanente per la guerra all’ Occidente. Abu Mazen ha ripreso il suo ruolo di
leader per cercare di ricollocare la causa palestinese e detronizzare
localmente Hamas. Ma i dubbi che ce la possa fare sono ragionevolmente molto
seri.