ABDALLAH RITRATTO DI UN FUTURO SOVRANO Il Leoncello educato per esser e re Studi all'estero e una carriera tutta nell'esercito
sabato 6 febbraio 1999 La Stampa 0 commenti
                 
A vederlo sforzarsi di mimare quell'aria insieme dolce e autorevole 
del padre, umile e regale, fa tenerezza, il trentasettenne 
Abdallah, figlio di re Hussein e di Mona, la seconda moglie. Non ha 
avuto neppure il tempo di digerire l'idea di sostituire lo zio 
Hassan come Principe della Corona, che deve già prendere il trono 
del Leone suo padre, discendente di Maometto. Fa anche tenerezza 
pensare alla sua infanzia, al divorzio che qualcuno ricorda 
spietato; a Mona, un tempo Toni Gardiner, rispedita al mittente. 
Abdallah, un bambino paffuto e di madrelingua inglese (ciò che a 
tuttoggi gli procura un forte, indesiderato accento nella lingua 
araba), fu fino all'età di 3 anni Principe della Corona, finché 
il padre capì di aver bisogno di un adulto forte al suo fianco. La 
sua educazione è stata tutta quanta disegnata sulla possibilità 
che nei primi anni della sua vita appariva come una certezza: 
essere re. E un bambino regale non deve battere ciglio se suo padre 
prende quattro mogli, se nomina lo zio come successore, se una 
congrega di 11 figli inscena una continua danza di affetti e di 
intrighi. 
Deve avere stretto parecchio i denti, Abdallah, sbattuto per il 
mondo durante gli anni della sua educazione: prima in Inghilterra, 
alla St. Edmund School nel Surrey; poi in America; poi di nuovo in 
Inghilterra a Oxford; poi ancora in America alla Georgetown 
University a studiare affari internazionali, e infine all'accademia 
militare di Sandhurst, ancora in Inghilterra; e poi di nuovo in 
Germania Est e ancora in Inghilterra. Ecco che infine il Leoncello, 
come ormai lo definisce in questi giorni sulla scia del padre la 
stampa giordana, è pronto a tornare in patria e a percorrere il 
cursus honorum che lo porta a divenire comandante delle Forze 
Speciali, e poi candidato al ruolo di capo di stato maggiore. Le 
Forze Speciali che si configurano come un corpo di alta sicurezza 
interna in difesa della monarchia hashemita, non sono certo uno 
zuccherino in un Paese come la Giordania. Abdallah, mentre 
consolida buoni rapporti con le alte gerarchie militari, si 
confronta con i grandi problemi che adesso sarà costretto ad 
affrontare sul piano politico. Prima di tutto la miseria, che crea 
frequenti insurrezioni popolari anche fra i beduini, 
tradizionalmente amici della monarchia: come la "rivolta del pane" 
che nel '96 insanguinò il Sud. Poi, i disordini che porta con sé 
la presenza di forze straniere, di emissari della Siria e 
dell'Iraq, le insorgenze di movimenti estremisti islamici 
terroristi, l'infinito risorgere del problema palestinese, un 
popolo che annovera dentro i confini più del 70 per cento della 
popolazione. 
Nel '98 Abdallah guida i suoi spietati commandos in un'azione 
drammatica che sconfigge un gruppo resosi responsabile 
dell'assassinio di otto persone, fra cui l'incaricato d'affari 
dell'ambasciata irachena ad Amman. Un'azione che gli guadagna la 
fiducia incondizionata del padre e la promozione a generale. Serio 
e teso, Adballah ha spesso accompagnato il padre come sua guardia 
del corpo professionale, chissà con quale silenziosa apprensione. 
Dunque il principe è una persona seria, non certo un incurabile 
farfallone come suo fratello Ali, il figlio della più amata fra le 
mogli del re, Alia. La donna che fu uccisa nel '77 in un incidente, 
forse un attentato, destinato al re, e della cui morte il re non ha 
mai saputo perdonarsi. Un anno dopo l'incidente Ali era stato 
identificato come il più probabile continuatore sul trono della 
dinastia, ma la sua fama di playboy lo ha tagliato fuori dalla 
linea di successione. Con ciò , Abdallah è anche famoso fra i 
rampolli delle dinastie arabe per essere un gioviale e affettuoso 
ragazzone, bravissimo negli sport meccanici come la motocicletta; 
è un ottimo pilota dei jet Cobra, come il padre, un guidatore di 
macchine sportive e anche un sub di tutto rispetto. Quanto alla sua 
famiglia, dovrebbe conquistargli la simpatia della parte più 
negletta dei sudditi, dato che nel 1993 Abdallah ha sposato Rania, 
la bella discendente palestinese della ricca famiglia degli al 
Yassin di Tulkarem, una città del West Bank. La famiglia della 
giovane ha vissuto in Kuwait negli ultimi due anni, condividendo 
così il destino di tanti connazionali. I figli, un maschio e una 
femmina, di nome Hussein e Hinnan, hanno rispettivamente 4 e 2 
anni: la prima foto della famiglia al completo che circola in 
questi giorni, li mostra tutti quanti in abiti occidentali sul 
sidecar della moto guidata da papà . 
È molto difficile, per quanto ci si arrovelli, ricavare da una 
biografia così regalmente anodina un'indicazione sulle intenzioni 
del successore di Hussein. Si dice che egli stesso sia andato alla 
clinica del padre morente per denunciare, aiutato dalla regina 
Noor, il fatto che lo zio Hassan si sarebbe comportato come un 
sostanziale usurpatore. E tuttavia Hassan, nonostante il terribile 
schiaffo ricevuto dopo 34 anni di totale fedeltà al fratello, dopo 
esserne stato la dignitosa spalla nel processo di pace e nei 
momenti più controversi, come la Guerra del Golfo quando il re 
sosteneva Saddam, o durante il Settembre Nero, sembra per ora 
portato ad accettare in pace le ultime volontà del fratello, anche 
se certo la lettera scrittagli da Hussein risente alquanto di un 
umore sopraffatto dalla malattia. Certo non il documento migliore 
per la conclusione della carriera di un re tanto bravo e tanto 
amato. 
Se non sarà Hassan, ora che Hussein ci lascia, a guidare i passi 
del giovane militare in un Paese divorato dalla sua geografia, dal 
suo deserto, a metà strada tra Iraq e Israele, assediato dagli 
appetiti politici siriani che spingono alla sovversione, infiltrato 
da tutti i terrorismi mediorientali e percorso dalle azioni 
americane e da quelle del Mossad, dilaniato soprattutto dalla 
questione palestinese, chi lo aiuterà a portare il peso della 
corona? 
Il direttore di una delle maggiori compagnie finanziarie giordane 
ha detto che ora il pericolo maggiore risiede nella possibile 
divisione della famiglia hashemita, che verrebbe sfruttata da tutte 
le varie opposizioni: palestinese, islamica, e chi più ne ha più 
ne metta. Tutti dignitari che hanno baciato la spalla di Abdallah 
al palazzo di Raghadan dove ha fatto la sua prima apparizione 
regale, non varranno l'appoggio di Hassan, lo zio che può essere 
ancora la chiave dell'unità hashemita, e quindi del successo del 
nuovo arrivato. 
Fiamma Nirenstein 
            