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A SHENKIN, IL QUARTIERE DI TEL AVIV SIMBOLO DEL PROGRESSISMO Viaggio in una sconfitta elettorale Fra la sinistra che ha abbandonato il premier

venerdì 2 febbraio 2001 La Stampa 0 commenti
TEL AVIV ANCHE Shenkin per Sharon» . Il lenzuolo bianco con la grande scritta blu pende dalla finestra come uno stendardo nemico piantato in mezzo alle schiere dei vinti. Sotto, in uno dei tanti caffè all'aperto, mangiano a tutte le ore frittate, pomodori, torte di mele i proverbiali ragazzi di Shenkin, a Tel Aviv, la sinistra per eccellenza, la bella Israele piegata in due dal fallimento del suo capo, Ehud Barak. Capelli rossi ritti sul capo a spilli, belle ragazze arrampicate su scarpe paradossali, qualche soldato abbracciato con la sua soldatessa, qualche scuro dracula trafitto dal piercing. « Ecco - dice Ygal Sarna, uno scrittore cinquantenne fondatore di Pace Adesso, l'espressione quanto mai ferita - in un attimo il sogno di questa gente di essere persone normali in un Paese normale è andato in pezzi, Barak ce l'ha portato via con i suoi errori... lui, con la sua mentalità militare, con i suoi ultimatum» . C'è un'antipatia incontenibile nell'espressione di Sarna. Anche Rabin era un militare, suggeriamo. « Ma Rabin era vecchio, aveva fatto in tempo a correggersi. Barak invece dava ordini: con la sua fissazione di arrivare a un accordo definitivo adesso, subito... E' uscito dal Libano senza patteggiare un accordo, a Camp David ha spaccato tutto con la sua fretta, ed eccoci così ridotti a elezioni dove non è più in nessun caso in palio la pace. In definitiva, io non voto» . Insomma, non può dire che Barak non ci abbia provato. Astenersi è una punizione che lei porta a se stesso, lei così lascia vincere Sharon.. « Non io, la colpa è tutta sua - si ribella Sarna - anche gli arabi, i russi, i religiosi... quelli che lavorano con lui ormai lo odiano. Barak si è fatto il vuoto intorno. E' non è la sinistra soltanto, è il voto del centro che lascia Barak» . E dov'è Arafat nel suo quadro, non è suo il rifiuto continuo, il tentativo di spremere Barak come un limone? Sarna non lo vuole sentir dire. Il fatto che i sondaggi seguitano a segnalare la prossima grande vittoria di Sharon non lo scuote. Il distacco dal processo di pace è un trauma troppo grande forse, gli diciamo, gli sembra terribile pensare che non c'è alcuna strada, al momento, per la pace. Per questo gli pare che Barak abbia sbagliato tutto? Che sia tutta colpa sua? Sarna non ne vuol sapere. Il Sushi Bar da cui sono partiti neppure una settimana fa per non tornare mai più i due proprietari, Mordechai e Etgar, è proprio a metà di Shenkin, fra i negozi di prodotti biologici, candelai di lusso, saponi naturali. Sono entrati nei Territori evitando astutamente il posto di blocco, sono andati a comprare giare di terracotta, hanno mangiato in un ristorante locale finchè li hanno prelevati alcuni palestinesi e ammazzati sul posto. Il loro bar si chiama Yuppies, tale era il loro programma di vita. La guerra in corso non li riguardava. Di fronte ai fiori ormai secchi che gli amici hanno posto sulla vetrina scura un attore yiddish, Mendy Cahan, 37 anni, con il suo cappello nero e gli occhi azzurri, legge nell'avviso di morte: « Che la terra non copra il loro sangue» . « Che incredibile parabola: sono andati pretendendo che tutto fosse normale, a pranzo, inventandosi un mondo di pace che non c'era. Forse anche Barak ha fatto questo, ma io credo che lo voterò lo stesso, per non ricominciare sempre tutto daccapo, prima Rabin, poi Netanyahu, poi Barak, poi Sharon. Questo è un gioco dell'oca, indietro e fermi un giro. Comunque non mi suiciderò se vince Sharon, non mi piace la sua demonizzazione» . Silvia, una ragazza di origine romana tornata per votare, è l'immagine stessa della perplessità : l'altra volta ha votato Barak. « Sono confusa, in questi quattro mesi che sono stata a Roma, qui è cambiato tutto, come è diversa la sensazione del futuro» . Silvia guarda in cerca di aiuto la sua amica Tamar: « Forse, scheda bianca. Barak ha cercato la pace, ma i palestinesi non accettano le sue proposte... e più di così certo non deve dare. Sharon non è il mio personaggio preferito, ma l'immagine di Israele nel mondo arabo ormai è molto indebolita, ci vedono come dei fifoni» . Tamar ha le idee chiare: « Né Sharon, né Barak, scheda bianca: non siamo dei duri, ma nemmeno dei limoni da spremere» . Benzy, un biondino che avrà diciotto anni, ha addirittura addosso una maglietta che assicura che « Sharon porterà la pace» : « Prima tenevo per Barak ma ora sto con Sharon» . Ma sul serio crede, il ragazzo, che Sharon possa portare la pace? « E' difficile oggi - risponde serio - figurarsi la pace. Vorrei un po' di sicurezza, un po' di tranquillità » . Shenkin è fitta di gente normale, normalmente spaventata e delusa che ha lasciato Barak al suo destino.

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