Fiamma Nirenstein Blog

A Betlemme non è più Natale

lunedì 24 dicembre 2007 Generico 5 commenti
A Betlemme non è più Natale - Fiamma Nirenstein Home page
Sono pallidi gli addobbi di Natale sulla la via di Hebron che, da Gerusalemme a Betlemme, passando di fronte al monastero di Mar Elias, ospita ogni anno la processione di Monsignor Sabbah, l'asperrimo patriarca latino della Terra Santa, fino alla piazza della Mangiatoia, dove un modesto albero di Natale orna il luogo di nascita di Gesù. Quest'anno Sabbah, che non fa mai mancare il suo messaggio di Natale a Israele, dixit: Israele deve abbandonare il suo carattere di Stato Ebraico, ovvero, in parole povere, scomparire in quanto Paese degli ebrei. E' la priorità di Sabbah, sembra. Mentre non lo sono le persecuzioni mussulmane che hanno portato la comunità cristiana a ridursi in tutto il West Bank all'1,5 per cento dal 15 per cento di 50 anni fa; né lo è la difesa dei cristiani di Gaza, rimasti circa 3000, su una popolazione governata da Hamas di circa un milione e mezzo, perseguitati e persino rapiti e uccisi per indurli alla fuga. Dire che sia colpa degli ebrei è difficile, perché il calo nei numeri ha galoppato sin dalla dominazione giordana, dal 48 al 67.
 
Questa è la situazione che troviamo alla vigilia di Natale: una crisi cristiana irriconosciuta e negata dalla paura della verità in mezzo a qualche speranza che stavolta il Natale sia buono per la città.
Sull'area della via di Hebron dove si racconta che la Madonna si fermò per riposarsi mentre, provata dagli ultimi giorni della gravidanza, vedeva ormai Betlemme in lontananza, la pioggia a gocce rade sdrucciola sui cedri e gli ulivi neri; i turisti sono aumentati un bel pò rispetto all'anno scorso grazie al baluginare della conferenza di pace di Annapolis e all'atteggiamento moderato di Abu Mazen: si spera di arrivare a 60mila, 10mila permessi sono stati concessi a famglie palestinesi per entrare in Israele nel periodo di Natale. Da Betlemme, attaccata a Gerusalemme, città, durante l'Intifada, di molti Tanzim e di Hamas (ancora oggi 7 nel consiglio comunale, contro 8 di Fatah), partirono parecchi terroristi suicidi; parecchi autobus saltarono in aria grazie a integralisti islamici di qui, e molti razzi e spari partirono dal quartiere di Beit Jalla contro il quartiere gerusalemitano di Gilo: i Tanzim tacitavano con la forza i cristiani, dalle cui finestre sparavano sulle case degli israeliani. Nella moschea davanti alla Natività, si covava un nido di integralismo islamico il cui capo spirituale è oggi in prigione, devoto alla distruzione di Israele. Fu lui che attaccò col muezzin mentre Giovanni Paolo II parlava in piazza. Fu la Chiesa della Natività, a pochi metri, a essere occupata con la forza dai più estremisti fra i Tanzim.
Betlemme, insomma, non è un fiorellino da quando l'integralismo islamico è forte. Ma la porzione breve e tuttavia molto invasiva di muro costruito all'ingresso di Betlemme dagli Israeliani, ferisce la vista e fa dire al sindaco, cristiano per legge, dottor Victor Batarsa che incontriamo nel suo ufficio, che l'occupazione (anche se dentro Betlemme e dintorni semplicemenmte, non c'è, non incontri un israeliano nemmeno per sogno) e il muro sono la causa della fuga dei cristiani. Lo dice convinto, nega quello che anche il primo negoziante all'angolo ti confermerà un momento dopo: che i cristiani fuggono perché perseguitati fisicamente e psicologicamente dall'integralismo islamico. Parla di sradicamento di ulivi e di espropriazioni, ma non può ignorare che la maggior causa della cacciata dalle terre dei cristiani sono le espropriazioni armate degli integralisti islamici. Si capisce che Batarsa, mentre un alberino di Natale spara le sue lucette tutte rosse sotto un grande ritratto di Yasser Arafat, è giustamente interessato a costruire una speranza: davvero questo Natale sta segnando una ripresa dei pellegrini cristiani, dopo che per sette anni gli alberghi che furono costruiti per il millenio sono rimasti chiusi sulla piazza in cui la Natività era stata occupata dai Tanzim. I cuochi, i venditori di statuine in legno di ulivo, adesso vorrebbero tentare una vita dopo l'Intifada, gli israeliani cercano di migliorare la situazione consentendo ispezioni veloci degli autobus, non uno a uno ma saltuariamente, e stabilendo degli shuttle ogni mezzora per i pellegrini da Mar Elias.
 
Ma anche se questo Natale, e ce lo auguriamo, andrà meglio, il rifiuto di battersi contro la persecuzione islamica dei cristiani porterà  la cittadina della nascita di Gesù a un paradosso. Erano il 90 per cento, ora sono sì e no il 20 per cento su circa 30mila abitanti. Fra quindici anni non ce ne saranno più a custodire la Chiesa della Natività. Incendi ai loro negozi, espropriazioni della loro terra, disprezzo sociale, vandalismi nelle chiese e nei luoghi di riunione, fastidi ricorrenti, attacchi sessuali e anche veri e propri ratti, difficoltà economiche, spingono i cristiani a cercarsi una vita dovunque possano ottenere un visto. L'estremismo islamico cerca di cacciare i cristiani.
Incontriamo Samir Qumsieh, ansioso e preoccupato, in una antica casa col soffitto a volte, i muri pieni di foto di suoi incontri con cardinali e papi nella sede della "Nativity TV", al lavoro dal 96, una navigazione molto perigliosa per glorificare la cristianità spiegandone la storia e la dottrina. Parla affannato, gioca tutto il tempo con un rosario di corallo, ha passato molti guai per aver avuto il coraggio del suo esperimento cristiano, serve un milione di telespettatori a Betlemme, Gerusalemme, Jerico, ma anche oltre, fino in Giordania, Libano, in Kuwait. Adesso ha bisogno di aiuto: ha riaperto il primo di dicembre dopo una chiusura forzata perché finalmente qualcuno (la Chiesa, dice) si è deciso a aiutare... ma adesso ci vorrebbe una mano santa che gli porgesse circa 10mila e 500 dollari al mese. Cos'ha passato, no, non lo dice più, anche se gli scappa il ricordo di una granata lanciatagli. Ma, anzi, dice che vuole portare in giudizio chi scrive che lui accusa i mussulmani. Ma il suo messaggio letto in trasparenza resta chiaro. I cristiani sono perseguitati. Lui penosamente fa lo slalom: si sa in tutte le cause, c'è a chi piace, a chi non piace, ci sono bande di mavibenti che nulla hanno a che fare con la relgione, puri delinquenti.
Ma esiste anche un dossier in cui sono raccolti 160 episodi di violenza: un monaco picchiato per aver cercato di prevenire il sequestro delle terre di una famiglia di Beit Sahur (dove ci troviamo adesso, la terra dei pastori cristiani che visitarono il bambin Gesù), la continua sottrazione di terre da parte di una "mafia della terra": Fuad e Georgette Lama, per esempio, racconta il giornalista palestinese Khaled Abu Toameh, si sono svegliati una mattina dello scorso settembre per scoprire che alcuni mussulmani avevano circondato con un recinto la loro proprietà a Karkafa, a sud di Betlemme, facendola loro. La coppia allora si è rivolta a degli ufficiali dell'Autorità Palestinesi e li ha pagati 1000 dollari perche li aiutassero: "Ma se li sono tenuti loro, hanno distrutto gli ulivi e l'hanno divisa in piccoli appezzamenti forse per metterla in vendita". Georgette Lama ha scritto una lettera a Abu Mazen e dice che il Presidente se l'è presa molto a cuore e che spera bene. I Lama denunciano altri furti di terra a famiglie cristiane, i Salameh, Kawwas e Asfour.
I negozianti della piazza, se nessuno li vede, parlano di incendi, furti, botte... Ma a Gaza, e ne troviamo le dolorose tracce a Betlemme, la persecuzione è giunta al delitto. In un salotto con radi sedili e un divano, Pauline Ayad, 30 anni, il viso tondo e gli occhi segnati, due bambini in braccio, la pancia di sette mesi, è vedova: è ospite di parenti, in fuga da Gaza. Là suo marito, Rami Khader, è stato assassinato: "Mio marito lavorava alla Società Biblica, Holy Book Institute, non aveva nemici. Il 4 ottobre, tornando a casa in taxi, si è accorto di essere seguito, il giorno dopo è uscito dopo che c'era stata una telefonata alle 1,30. Alle sei l'ho trovato col telefonino: "Vado lontano" ha detto "non so se tornerò". Dopo due giorni, mi hanno telefonato alle 7 di mattina per dirmi che avevano trovato il suo corpo". Due mesi prima dell'uccisione, dopo l'esplosione di due centri cristiani, uno sceicco, racconta Pauiline, gli aveva chiesto di farsi mussulmano. Rami gli aveva risposto: "Se vuoi io potrei invece fare te cristiano". Pauline ora che sta per partorire, vuole tornare dalla sua mamma a Gaza. Anche se l'8 di dicembre il cugino di Rami, Nabil Fuad Ayad, è stato oggetto di un altro tentativo di rapimento da parte di quattro uomini amati. Erano vestiti nell'abbigliamento tradizionale dei salafiti.

 Lascia il tuo commento

Roberto Razza , Trieste, Italia
 venerdì 28 dicembre 2007  13:47:38

Caro Marco,Lo sai che in Israele vive circa un milione di Arabi che godono degli stessi diritti degli Ebrei; hanno i loro rappresentanti alla Knesset e godono dei diritti fondamentali di un qualsiasi cittadino di uno stato democratico.Lo sai che ultimamente molti Arabi di Gerusalemme Est, in previsione di una sua cessione all'ANP, chiedono la cittadinanza israeliana perchè in Israele si sta meglio che sotto l'Anp.Saluti. Roberto Razza



Crusader , Palermo/Italia
 giovedì 27 dicembre 2007  23:38:15

La repressione dell'integralismo islamico nei confronti della minoranza cristiana in Terra Santa sta diventando davvero feroce, se invece di denunciare le persecuzioni subite il patriarca addebita ad Israele la colpa di mantenere il carattere ebraico del suo Stato! Ma stiamo scherzando? Sabbah deve essere letteralmente terrorizzato se non ricorda gli avvenimenti del 1948, quando l'ONU ha sancito la nascita di Israele in qualità di patria degli ebrei, per distinguerlo dal futuro stato arabo dei palestinesi. Due stati per due popoli, proprio per dividere le due comunità ed impedire scontri a carattere sia razziale che religioso, inevitabili a causa dell'odio viscerale che gli arabi nutrono contro le scimmie e i maiali, cioè i cristiani e gli ebrei! Ma vogliamo aprire gli occhi finalmente e riconoscere la sfida che in questa epoca storica pone alla nostra civiltà l'Islam, che vuole distruggere il nostro sistema di valori ed imporre la subumana sharia?Israele sarebbe uno stato razziale e quindi razzista perché a maggioranza abitato da ebrei? Ma non spariamo cazzate immonde contro la storia e soprattutto il buon senso! Israele è la nazione degli ebrei, a maggioranza degli ebrei, e non degli arabi, capito? Non deve e non può essere uno stato multirazziale e multiconfessionale a minoranza ebrea poiché rischierebbe l'estinzione! I musulmani stanno scacciando dai loro territori i credenti arabi cristiani, come facevano i nazisti contro i tedeschi ebrei per preservare la purezza della razza ariana, in nome della cosiddetta jihad difensiva. Se Israele acconsentisse il ritorno dei discendenti dei profughi palestinesi e aprisse le frontiere, non resisterebbe una generazione alla pressione demografica degli arabi poligami e all'intolleranza religiosa musulmana. E' una questione di sopravvivenza, è chiaro il concetto? Non puoi cedere, devi solo lottare! E vincere!



Yoshi , Verona
 giovedì 27 dicembre 2007  23:34:07

"sostiene che Israele non deve essere uno stato razziale,cioè popolato solamente da ebrei"eggià, infatti in israele non ci sono cittadini arabo-israeliani, no, solo ebrei, certo.



Sara x Marco , Roma
 giovedì 27 dicembre 2007  18:17:44

Scusi, ma perché la sua interpretazione delle parole del Patriarca dovrebbe essere più corretta di quella della Nirenstein? Chi è lei? Il portavoce di Sabbah?A parte ciò, in tema di "manipolazioni": se predica, quantomeno razzoli nella stessa direzione. Fiamma non ha detto che Sabbah ha pronunciato le parole "lo stato d'Israele deve sparire". Bensì, che l'affermazione di Sabbah per cui "Israele deve abbandonare il suo carattere di Stato Ebraico" significa in termini pratici che la conseguenza logica di questa posizione è la sua sparizione "in quanto Paese degli ebrei". Basta guardare un po' le statistiche per rendersene conto.



Marco , Italia
 giovedì 27 dicembre 2007  01:42:46

Come al solito si manipola la libera dichiarazione di una persona.Sabbah non intende assolutamente dire che israele deve scomparire,semplicemente sostiene che Israele non deve essere uno stato razziale,cioè popolato solamente da ebrei,che è poi il progetto che tentate di perseguire da anni.Comunque noto con piacere che nonostante questa classica manipolazione dell'informazione fate sempre più fatica a nascondere la verità.



Per offrirti un servizio migliore fiammanirenstein.com utilizza cookies. Continuando la navigazione nel sito autorizzi l'uso dei cookies.