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venerdì 27 aprile 2018 Il Giornale 0 commenti
Il Giornale, 27 aprile 2018Non confondiamoci: nel giorno in cui si deve celebrare la Liberazione ad opera della Resistenza, un'unica notizia domina la cronaca italiana e tutto il resto, dichiarazioni e indici puntati, è fuffa: i titoli sono per la caccia agli ebrei (a Milano), la loro messa al bando (a Roma), la proclamazione della bontà dello sterminio (alla Risiera di San Saba), la delegittimazione dello Stato d'Israele, l'esaltazione del Bds, l'intento di annichilire l'ebreo collettivo, lo Stato ebraico. Tutto questo si chiama antisemitismo, e naturalmente, vi stupite di questo? Unisce i suoi accoliti soprattutto di sinistra, ma anche di destra, intorno alla bandiera palestinese. Questo, in un quadro europeo compatto, in cui i berlinesi fanno una manifestazione con la kippà col respiro sul collo di quel fantasma del passato che ormai non accetta più di essere esorcizzato (e non lo sarà nemmeno questa volta, sono state molto più significative in Germania le manifestazioni in cui si urlava di nuovo morte agli ebrei, e questa volta con la bandiera degli Hezbollah); in cui i francesi considerano ormai gli omicidi e le aggressioni antisemite come fatti quotidiani, e gli intellettuali raccolgono melanconiche firme mentre Macron spiega che la Francia non sarebbe più la stessa senza gli ebrei, che per fortuna intanto fanno la valigia; in cui gli inglesi hanno oggi a capo della propria nobile sinistra storica, il Partito laburista, un’antisemita integrale amico del terrorismo. Perché, conoscete Corbyn per qualche altra caratteristica? E la campana suona anche dall'America dove Farrakhan, fotografato sorridente con Obama, annuncia nell'indifferenza generale che per gli ebrei siamo agli ultimi giorni, e li denomina forza satanica.
E' successo: anche l'Italia ha dato il suo segnale estremo, la sua celebrazione nazionale, è stata catturata nella spirale linguistica per cui "Resistenza" vuol dire ormai antisemitismo. Che diamine, non è “Resistenza” quella dei poveri palestinesi che da Gaza cercano, armati, di penetrare in Israele in massa per portarvi morte e distruzione? Poverini, vogliono solo manifestare la loro "Resistenza" nonostante dichiarino che vogliono ammazzare gli ebrei, e pratichino il terrorismo di massa. Non è Resistenza, lo ripete ogni giorno il rais Nasrallah, quella degli Hezbollah che dal Libano e dalla Siria organizzano i missili per distruggere Israele? E alla fine, in linea con la logica più evidente, non è Resistenza anche quella degli iraniani che vogliono sradicare "come una radice marcia" gli odiati sionisti criminali, e i loro sostenitori e amici ebrei di tutto il mondo.
Così gli hanno urlato a Milano: maledetti sionisti. Voleva dire ebrei. E' stato un twist linguistico che è arrivato a segno dopo poco più di cinquant'anni: gli ebrei, perseguitati e sterminati, ma anche liberatori con la Brigata Ebraica (di cui mio padre era parte) dall'altra, sono di nuovo oggetto di un odio omicida-suicida alimentato dalla presenza islamica in Europa e nel mondo, ma soprattutto legittimato dalla folle conversione concettuale per cui la sinistra ha potuto utilizzare il vocabolario per fare dei "diritti umani" la trincea di difesa della discriminazione e della prepotenza. Bisogna ringraziare l'ONU e l'Unione Europea, e Corbyn e quelli come lui se in Italia la parola Resistenza ammanta ormai le bandiere di Haj Amin Al Husseini, che progettò con Hitler lo sterminio degli ebrei durante una famosa riunione, padre di quel terrorismo che poi ha terrorizzato tutto il mondo. No, forse gli europei non lo intendevano, ma ne saranno vittime, perché l'antisemitismo è nella storia il motore delle maggiori rovine. Sulle sue gnocchia rantola la civiltà.